"Vai in camera tua!": l'inefficacia delle punizioni nell'educazione dei bambini
- Dott.ssa SerenaTomassetti
- 13 nov 2023
- Tempo di lettura: 5 min
Nell'educazione dei bambini, le punizioni sono state a lungo considerate un metodo efficace per disciplinare e correggere i comportamenti indesiderati. Tuttavia, negli ultimi anni, numerose ricerche e studi scientifici hanno dimostrato che le punizioni possono avere effetti negativi sullo sviluppo emotivo e comportamentale dei bambini. Inoltre risultano essere delle strategie fallimentari per ridurre la probabilità che i bambini mettano in atto i comportamenti problematici che si spera di eliminare.
Come mai le punizioni non funzionano? Quali strategie alternative conviene adottare?

Tipi di punizioni
Per punizione si intende la somministrazione di conseguenze negative in corrispondenza di un comportamento indesiderato del bambino. Le conseguenze possono riguardare:
- la somministrazione di un castigo: mandare il bambino in camera sua, fargli rifare i compiti, restare seduto per un certo tempo, ecc.
- la perdita di privilegi: togliere la play-station per una settimana, negare il permesso ad andare a una festa, negare la possibilità di mangiare il gelato, ecc.
Il principale esempio del primo tipo di punizioni è il Time-out, nelle sue varie declinazioni. Il Time-out consiste tentativo di allontanare il bambino da qualsiasi stimolo. È il caso del “vai in camera tua” o del “rimani seduto qui a riflettere su ciò che hai fatto”. Molti psicologi comportamentisti suggeriscono di ricorrere al Time-out per la gestione dei comportamenti più intollerabili, come ad esempio quelli potenzialmente pericolosi, tuttavia non risulta essere una tecnica particolarmente efficace. Sebbene in teoria appaia come una tecnica inappuntabile, in quanto allontanerebbe il bambino dalla situazione critica e creerebbe spazio per "raffreddare" gli animi, la realtà è ben diversa. Innanzi tutto quando i genitori impongono il Time-out questo raramente avviene con modalità calme e accoglienti, il più delle volte il genitore è esasperato, preoccupato, o arrabbiato, perciò il suo tono di voce e l'atteggiamento non verbale assumeranno tratti inevitabilmente critici o colpevolizzanti.

Al bambino arriverà la rabbia del genitore, che avrà su di lui l’effetto di alimentare le emozioni ingestibili che ha già in corso. Perciò il bambino, lasciato solo in punizione, in uno stato di attivazione intensa, non trascorrerà il tempo a riflettere sui suoi comportamenti e pentirsi dell’errore commesso. Più probabilmente impiegherà il tempo vivendosi un’escaltion di emozioni negative, tipicamente rabbia e tristezza, che non ha alcuna utilità in termini di apprendimento di comportamenti alternativi e, al contrario, rischia di alimentare aspetti come aggressività, rancore e senso di colpa, oltre che incrinare la relazione con il genitore.
Effetti a lungo termine delle punizioni
Le punizioni possono causare danni emotivi e psicologici ai bambini. Diverse ricerche hanno dimostrato che l'uso frequente di punizioni può danneggiare la relazione di attaccamento e portare a problemi come ansia, depressione, aggressività e ridotta autostima nei bambini. Naturalmente questo tipo di evoluzione è ancora più probabile nelle famiglie in cui si fa ricorso a punizioni di tipo fisico e alla violenza verbale. Per poter avere un sano sviluppo i bambini necessitano di un ambiente sicuro e accogliente. Le punizioni invece possono creare un ambiente di paura e di mancanza di fiducia, che può influenzare negativamente il rapporto genitore-figlio, l'autostima del bambino e le sue probabilità di successo nella vita.
Alternative alla punizione per modificare i comportamenti disfunzionali
Esistono molti altri metodi per agire sul comportamento indesiderato senza fare ricorso alle punizioni. Questo approccio, tipico della cosiddetta "educazione positiva" è più efficace nel promuovere il comportamento desiderato e nel favorire uno sviluppo sano ed equilibrato nei bambini, potenziando l'autonomia, la motivazione intrinseca e la capacità di risolvere i problemi. Vediamo alcuni metodi:
- il rinforzo positivo: consiste nell'incoraggiare e premiare i comportamenti appropriati, attraverso lodi sincere, validazione emotiva, "premi" (non necessariamente materiali, ma anche relazionali: sorrisi, abbracci, giocare insieme). Ad esempio, "quando avrai finito tutti i compiti, che ne dici di guardare un film insieme?".
- il modeling: consiste nel fornire ai bambini modelli positivi, mostrando in prima persona il comportamento desiderato. Ad esempio, se il bambino rifiuta di mettere a posto i giochi, può essere utile mostrargli come organizzare l'attività, spezzettandola in piccole azioni più semplici ("prima raccogliamo i pupazzi più grandi, poi mettiamo tutte le costruzioni nel cesto delle costruzioni, e infine sistemiamo le macchinine"). Questo trasferisce al bambino un dialogo interno che guida il comportamento e gli offre opportunità di apprendimento e crescita.
- il Time-in: a differenza del Time-out, consiste nel restare con il bambino dopo il comportamento indesiderato, sintonizzarsi con lui emotivamente attraverso il contatto fisico, il contatto visivo e una comunicazione aperta ed empatica. Entrare in sintonia significa validare l'emozione in corso, accogliere lo stato emotivo del bambino.

Ad esempio: "Penso che adesso tu sia molto arrabbiato, le cose non sono andate come volevi tu e questo è molto frustrante. Vuoi un abbraccio?", e solo dopo che si è ristabilita la relazione e si sono parzialmente calmate le emozioni più intense, correggere il comportamento scorretto. Ad esempio, "anche se siamo molto arrabbiati non è accettabile lanciare gli oggetti in casa, può essere molto pericoloso perché potresti colpire qualcuno, farti male tu o rompere qualcosa, e quindi dobbiamo cercare di non farlo".
- il gioco: anziché ordinare e comandare ("mettiti le scarpe!", "vai a lavarti i denti!", ecc.), spesso è più proficuo proporre queste attività in modo ludico. Le routine mattutine e serali possono risultare particolarmente ripetitive o faticose per i bambini, perciò possiamo aiutarli inserendo delle sfumature divertenti che rendano meno noioso il compito da svolgere. Si può ad esempio ricorrere alla musica, scegliendo una colonna sonora per ogni attività, oppure presentare al bambino il topino dei denti che gli fa il solletico finché non prende in mano spazzolino e dentifricio.
L'importanza dell'empatia e della comunicazione
Come abbiamo visto, la relazione genitore-figlio deve basarsi sull'empatia, sulla comunicazione aperta e sul rispetto reciproco. Questo tipo di relazione permette lo sviluppo di un attaccamento sicuro tra genitore e bambino, che è fondamentale per il benessere psicologico e comportamentale del bambino.

La comunicazione aperta e l'ascolto attivo permettono ai genitori di comprendere meglio le esigenze e i sentimenti dei loro figli, facilitando così la gestione dei comportamenti problematici. Le punizioni non aiutano i bambino ad apprendere l'autocontrollo e la gestione delle emozioni, al contrario l'educazione positiva, attraverso i metodi menzionati e altre tecniche, insegna a riconoscere e a esprimere le proprie emozioni in modo sano e appropriato, sviluppando così abilità sociali e relazionali adeguate. Queste competenze sono fondamentali per il successo nella vita e per la costruzione di relazioni positive con gli altri.
Conclusioni
Le punizioni nell'educazione dei bambini si sono dimostrate inefficaci e tendono a causare danni emotivi e comportamentali, e a compromettere la relazione di attaccamento. L'educazione positiva, basata sull'incoraggiamento, sul rinforzo positivo, sulla validazione emotiva e su una comunicazione aperta e non giudicante, risulta essere un approccio più efficace per promuovere il comportamento desiderato e favorire uno sviluppo sano ed equilibrato nei bambini. È importante che i genitori e gli educatori sperimentino strategie educative basate sull'empatia, sulla comunicazione e sull'educazione positiva per garantire il benessere dei bambini e promuovere un ambiente di apprendimento sano e positivo.
Dott.ssa Serena Tomassetti
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