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Sì, esistono bambini depressi (anche se non vogliamo vederlo)

Pensare all’infanzia ci porta con la mente a un’età che il senso comune associa a giochi e spensieratezza. Il pregiudizio sull’infanzia come età felice per definizione porta a sottostimare un fenomeno purtroppo più presente di quanto vorremmo: la possibilità di bambini che soffrono di depressione. A causa di questo pregiudizio, troppo spesso la depressione in età infantile non viene riconosciuta subito, viene scambiata per pigrizia, per “brutto carattere”, o timidezza.



I disturbi depressivi in età evolutiva rappresentano dunque una sfida significativa sia per le famiglie sia per i professionisti della salute mentale. La prevalenza nella popolazione è dell’1% dei bambini età prepuberale, e sale al 3% negli anni della pubertà. La depressione può manifestarsi in modi diversi a seconda dell'età del bambino o dell'adolescente coinvolto. Comprendere queste manifestazioni e il ruolo dei genitori nel supporto dei loro figli è fondamentale per affrontare efficacemente questa condizione. 


Manifestazioni della depressione nelle diverse età: 


  1. Infanzia (0-5 anni): I segni di depressione in questa fascia di età possono essere difficili da riconoscere. I bambini possono diventare irritabili, piangere frequentemente, mostrare un'interazione sociale ridotta e manifestare un calo dell'appetito. Possono anche sperimentare disturbi del sonno, come insonnia o sonno eccessivo. 

  2. Età scolare (6-12 anni): Durante questa fase, i bambini possono mostrare una diminuzione dell'interesse per le attività che un tempo amavano, come il gioco o lo sport. Possono diventare più silenziosi, tristi o irritabili. La loro performance scolastica può diminuire e possono manifestare sintomi fisici come mal di testa o mal di stomaco senza una causa medica evidente. 

  3. Adolescenza (13-18 anni): Gli adolescenti affetti da depressione possono sperimentare cambiamenti improvvisi e significativi del tono dell’umore, tristezza persistente, irritabilità e rabbia. Possono isolarsi dai loro amici e familiari, mostrare una diminuzione dell'energia e dell'interesse per le attività quotidiane. In alcuni casi, possono anche manifestare pensieri suicidi o comportamenti autolesionistici, e ricorrere all’uso di alcol e sostanze come forma di auto-medicazione.

Da notare che molto spesso i bambini e gli adolescenti depressi manifestano il loro malessere attraverso forme di rabbia o irritabilità, piuttosto che sotto forma di umore triste. Questi bambini vengono descritti dagli insegnanti come facilmente irritabili, poco tolleranti alla frustrazione o tendenti a scoraggiarsi facilmente davanti a un compito o a un errore. L’irritabilità può portare ad avere atteggiamenti scontrosi o comportamenti aggressivi. A volte, la depressione si manifesta invece come assenza di emozioni, un appiattimento affettivo che esclude qualsiasi oscillazione emotiva, anche quelle negative. Il bambino tende a sentirsi spento, a provare sentimenti di inutilità e noia.


A tutte le età i cambiamenti significativi dell’alimentazione e del ritmo sonno-veglia, quando non motivate da altre condizioni mediche o psicologiche, possono essere associate a un disturbo depressivo. Il livello generale di attività risulta appiattito perché il bambino perde motivazione e interesse nello svolgere ciò che prima trovava piacevole. Sono frequenti anche le manifestazioni fisiche, come sensazione di stanchezza e mancanza di energia, mal di testa, mal di stomaco, dolori alle articolazioni.


Dal punto di vista cognitivo, i bambini/ragazzi depressi tendono a sperimentare pensieri negativi su se stessi, sugli altri e sul mondo. “Non riuscirò mai a fare bene niente”, “non piaccio a nessuno”, “tanto andrà male”. Può essere presente una visione di Sè pessimistica, come difettosi, sbagliati o destinati all’infelicità.


Ma perché non vogliamo vedere bambini depressi?


Pensare all’infanzia come a un periodo sereno e spensierato ci offre una visione rassicurante che facciamo fatica a mettere in discussione. Quando eravamo bambini non avevamo i problemi, le responsabilità e lo stress legati ai ritmi frenetici dell’età adulta, perciò rifugiarci nei ricordi dell’infanzia può fornirci un riparo sicuro e incontaminato. L’idea dell’infanzia come periodo dorato della vita può così garantirci una fuga dalla realtà. Può essere difficile accettare che anche i bambini possano sperimentare sintomi depressivi, perché questo va in contraddizione con una visione idealizzata del passato e dell’infanzia come fase di vita legata a sentimenti di purezza e felicità.



I genitori, in particolare, possono fare fatica a riconoscere i sintomi depressivi nei propri figli, poiché scoprire di avere un figlio depresso porta con sé una serie di valutazioni inevitabili e dolorose, quali ad esempio: cosa ho fatto di sbagliato? È colpa mia se mio figlio sta così male? Avrei potuto accorgermene prima? Lo ha ereditato da me? Perciò a volte i genitori tendono a “normalizzare”, ai propri occhi e a quelli altrui, i comportamenti problematici dei figli, derubricandoli a livello di “pigrizia”, capricci, brutto carattere o, semplicemente, la terribile adolescenza. In realtà, questo tentativo di normalizzazione finisce per arrivare al figlio come giudizi estremamente negativi, che lo fanno sentire poco compreso e alimentano i pensieri pessimistici su di sé e sulle relazioni con gli altri.


Cosa possono fare i genitori?


La depressione può compromettere in misura significativa molte aree importanti della vita di bambini e ragazzi, pertanto è essenziale riconoscerla tempestivamente e attivare degli interventi adeguati. I genitori e gli insegnanti sono in prima linea nell’intercettare comportamenti che possono essere dei segnali d’allarme. Pertanto vediamo cosa possono fare i genitori per prevenire e intervenire.


1. Riconoscere i segnali: I genitori devono essere consapevoli dei segni di depressione nelle diverse fasi dello sviluppo dei loro figli. Osservare attentamente i cambiamenti nel comportamento, nell'umore e nelle abitudini quotidiane può aiutare a identificare precocemente la presenza di un disturbo depressivo. Gli sbalzi d’umore possono essere fisiologici in adolescenza, ma quando le manifestazioni di rabbia o l’umore deflesso sono presenti per la maggior parte del tempo, e compromettono in modo significativo la vita sociale, familiare e scolastica del bambino/ragazzo, dovrebbero essere oggetto di attenzione. Il rifiuto di andare a una festa, il disinteresse per le attività che una volta gli piacevano, il ritiro in cameretta, il rifiuto di mettere in ordine la stanza, la trascuratezza nell’igiene personale, le alterazioni dell’appetito o del ritmo sonno-veglia, sono tutti segnali a cui fare attenzione e da monitorare. Non esistono bambini pigri, esistono però bambini depressi.


2. Lavorare sulla relazione: Creare un ambiente sicuro e accogliente in cui i bambini e gli adolescenti si sentano a proprio agio nel parlare delle loro emozioni è fondamentale. I genitori dovrebbero incentivare una comunicazione aperta e non giudicante, ascoltando attentamente e rispondendo in modo empatico alle preoccupazioni dei loro figli. È importante dare attenzione ai punti di forza dei bambini e accogliere le loro fragilità, per fare in modo che si sentano accettati e apprezzati per ciò che sono. Se il genitore si accorge che il malessere del bambino o dell’adolescente devia dai normali alti e bassi, è importante mostrare comprensione e disponibilità nell’affrontare il problema insieme.


3. Chiedere aiuto: Se i familiari sospettano che il bambino/ragazzo possa soffrire di depressione, è importante cercare il supporto professionale di uno psicoterapeuta specializzato nell'infanzia e nell'adolescenza. Un terapeuta può fornire una valutazione accurata e proporre un trattamento adeguato per aiutare il bambino o l'adolescente a superare la depressione. Inoltre è possibile avvalersi di uno spazio di consulenza genitoriale, sia per ottenere delle indicazioni pratiche e per migliorare la relazione genitore-figlio, sia per elaborare i propri vissuti legati alla depressione del figlio, come eventuali sensi di colpa.


4. Promuovere uno stile di vita sano: I genitori possono incoraggiare uno stile di vita sano che includa una dieta equilibrata, attività fisica regolare e un adeguato riposo. Questi fattori non sono da sottovalutare, perché la regolazione emotiva è strettamente legata anche a fattori neurobiologici e chimici che vengono alterati dalle variazioni del comportamento alimentare e dei ritmi sonno-veglia. Perciò delle regole chiare e una guida nell’applicarle possono contribuire a migliorare l'umore e la salute mentale complessiva.


5. Essere un modello positivo: I genitori possono svolgere un ruolo importante nel fornire un modello positivo di gestione dello stress e di affrontare le difficoltà. Dimostrare empatia, tolleranza, validazione emotiva e fornire un sostegno costante può aiutare i bambini e gli adolescenti a sviluppare strategie di coping efficaci.


Conclusioni


I disturbi depressivi possono manifestarsi in età evolutiva così come in età adulta, ma con differenze significative in base alla fase di sviluppo, e richiedono un'attenzione particolare da parte dei genitori. Riconoscere i segni di depressione nelle diverse fasi di crescita e fornire un sostegno adeguato può fare la differenza nel promuovere la salute mentale dei bambini e degli adolescenti e nell’intervenire in modo tempestivo. Il coinvolgimento di professionisti della salute mentale può essere fondamentale per garantire una valutazione accurata e un trattamento appropriato.


Dott.ssa Serena Tomassetti

 
 
 

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