Quando un comportamento diventa una dipendenza?
- Dott.ssa SerenaTomassetti
- 18 mag 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Molte persone credono che alcune cose (sostanze, smartphone, videogiochi, ecc.) abbiano il potere intrinseco di generare meccanismi di dipendenza. In realtà non è esattamente così. La maggior parte delle persone che bevono, usano gli smartphone o i videogiochi non ne diventano dipendenti. Le dipendenze non si basano solo sul ricorso a sostanze o comportamenti, ma si instaurano su problematiche più profonde che determinano la mancanza di alcuni elementi fondamentali per il benessere dell’individuo. Tutti noi, ad esempio, abbiamo bisogno di gioia, di relazioni profonde e autentiche con amici e familiari, di trovare significato nelle nostre vite. Quando non riusciamo a soddisfare questi bisogni, ecco che diventiamo più vulnerabili a cercare altrove, e da questo, in certe condizioni, può svilupparsi una dipendenza.
Ma cos’è una dipendenza?
Una dipendenza è il coinvolgimento in un comportamento disfunzionale o auto-distruttivo, che si mantiene nonostante gli effetti negativi che ne conseguono. La persona dipendente continua a fare qualcosa che inizialmente la fa sentire meglio ma che, a lungo termine, causa una serie di problemi. Ad esempio, forse in questo periodo di lockdown ti senti solo, inizi a guardare la tua serie preferita su Netflix, ti senti meglio perché le puntate ti distraggono dalla fastidiosa sensazione di isolamento, ma diventa sempre più difficile smettere di guardare, a un certo punto vai a dormire tardi, ti svegli tardi, inizi in ritardo la tua sessione di studio o di smart working e per buona parte della giornata non fai altro che pensare a cosa guarderai quando avrai terminato l’ultima stagione della serie che stai guardando compulsivamente. Questi sono solo alcuni degli aspetti problematici che sorgono quando si instaura una dipendenza.

Spesso la persona dipendente non riesce a riconoscere i meccanismi ricorsivi e i circoli viziosi in cui è intrappolata e, di conseguenza, non riesce a mettere a fuoco e ad affrontare i problemi sottostanti. Ad esempio, che più ti chiudi con Netflix, più ti sentirai solo. La tecnologia rende ancora più facile lo sviluppo di una dipendenza, basti pensare alla grafica accattivante dei videogiochi, ai like e alle notifiche su Facebook e all’autoplay di YouTube, elementi che rendono difficile smettere di usare le varie applicazioni.
Se pensi di avere una dipendenza, chiediti se ciò che stai facendo ti è utile o meno per raggiungere i tuoi obiettivi e avvicinarti ai tuoi valori. Chiediti qual è la funzione di questo comportamento di dipendenza, se ti serve a distrarti da alcuni sentimenti spiacevoli, a sentirti meno solo, se serve a rallentare o allontanare dei pensieri disturbanti, o ad anestetizzare delle emozioni che non sai come gestire.
Il trattamento delle dipendenza consiste in gran parte nell’aiutare le persone a sviluppare strategie alternative e più funzionali per gestire i problemi sottostanti e a vivere una vita più appagante.
E i bambini? Possono sviluppare una dipendenza?

Molti genitori mi riferiscono “Mio figlio è dipendente da YouTube”, “Non si stacca mai dal tablet”. In primo luogo, è bene analizzare accuratamente il comportamento di presunta dipendenza del bambino, in termini di durata, intensità e frequenza di tutte le variabili coinvolte. Perciò, se tuo figlio “non si stacca mai dal tablet”, esattamente quanto tempo passa davanti allo schermo? Quanto spesso ti chiede di usarlo? Quanto è dirompente la sua reazione nel momento in cui gli chiedi di spegnere? O, al contrario, quanto è nervoso quando non può avere accesso ai dispositivi? Se il bambino sembra rilassarsi solo davanti allo schermo, cerca di svolgere nel minimo tempo le altre attività (cura di sé, pasti, sonno, ecc.) per potersi dedicare ai videogiochi, se dimostra di preferire il tablet al gioco con gli amici, probabilmente sta sviluppando un attaccamento disfunzionale ai dispositivi.
In questo caso, non ti allarmare, sono moltissimi i bambini dipendenti dai media ma in genere hanno una flessibilità che gli permette di uscirne facilmente, basta seguire alcune semplici indicazioni:
1) CONCORDA I TEMPI: stabilisci delle finestre temporali in cui è permesso usare i dispositivi, stabilendo un tempo massimo di utilizzo giornaliero. Puoi anche concordare con il bambino che potrà accedere al tablet quando avrà finito i compiti e instaurare così una routine vantaggiosa per tutti. Fai in modo che i dispositivi non siano accessibili al di fuori delle fasce orarie concordate: se il bambino sa dove si trovano e come avviarli e ricaricarli, saranno una continua tentazione per lui, a cui sarà difficile resistere.

2) USA GLI AVVISI: Se tuo figlio fa fatica ad autoregolarsi e a spegnere il dispositivo quando il tempo concesso è terminato, evita di toglierglielo dalle mani o di arrabbiarti, questo avrebbe l’effetto di aumentare la sua frustrazione (e anche la tua). Quello che puoi fare invece è avvisarlo quando mancano 10 minuti al termine dello screen-time, e poi avvisarlo di nuovo quando ne mancano 5. In questo modo sarà più facile per lui prepararsi a interrompere l’attività, potrà salvare i progressi ottenuti, eviterà di iniziare una nuova partita o un nuovo livello.
3) FORNISCI I GIUSTI STIMOLI: è difficile per il bambino staccarsi dal tablet se le attività alternative che può fare in casa sono poco attraenti. Quindi aiutalo proponendogli dei giochi o delle attività da fare insieme a te, tenendo in considerazione le sue inclinazioni. Cosa gli piace fare? Non trascurare l’importanza di attività manuali e creative, come fare un puzzle, cucinare insieme, disegnare, ecc.
4) DARE L’ESEMPIO: Mostra a tuo figlio che anche tu riesci a mettere da parte lo smartphone nei momenti in cui sei con lui, durante il gioco, i pasti e soprattutto nelle ore serali. Quando sei con lui, cerca di essere davvero “presente” e di concentrarti sull’attività che state condividendo, mettendo anche tu in pausa l’utilizzo dei dispositivi.
Dott.ssa Serena Tomassetti
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