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Psicoterapia: istruzioni per l'uso (forse non lo stai facendo nel modo giusto)


Ebbene no, ovviamente non esiste un modo giusto per affrontare la psicoterapia, ogni percorso è a sé e come vivi la psicoterapia dipende da come sei fatto, dal momento di vita che stai vivendo e dai motivi che ti spingono a chiedere il supporto di un professionista. Però ci sono sicuramente delle cose che puoi fare per trarre il meglio dalla psicoterapia e che possono farti avere risultati in tempi più rapidi:


  1. Sii costante: la terapia è un impegno, di solito a cadenza settimanale, che in quanto tale richiede una giusta organizzazione. Occorre tenere conto degli altri impegni e delle proprie specifiche esigenze e non sempre è semplice conciliare tutto. Ma se il terapeuta ti vede una volta al mese, molto del tempo dovrà essere impiegato a ricostruire gli eventi trascorsi dall’ultima seduta o a riallacciarvi al lavoro precedente. Se la terapia va avanti da un po’ e molti obiettivi sono stati raggiunti, ha senso diradare le sedute. Ma soprattutto in una fase iniziale è importante che le sedute siano abbastanza frequenti da permettere una continuità.  

  2. Sii onesto: è comprensibile provare vergogna, stai pur sempre raccontando te stesso a un completo estraneo. Ma se tieni segreti o escludi dalla terapia temi centrali per te, se neghi alcune emozioni o alcuni comportamenti disfunzionali perché ti imbarazza parlarne, il terapeuta non ti leggerà nel pensiero e non indovinerà i tuoi problemi. Rallenterai così il processo conoscitivo necessario per creare un’alleanza terapeutica e allontanerai il momento della guarigione. 

  3. Quando c’è qualche problema col terapeuta, dillo: la terapia è relazione e probabilmente i problemi che possono sorgere col terapeuta ricalcano ciò che ti succede anche nelle tue relazioni personali fuori dalla stanza di terapia. Tirarlo fuori ti farà lavorare su questi problemi in un ambiente sicuro.

  4. Fai i compiti a casa: se il terapeuta ti assegna dei compiti a casa (sì, si chiamano così) cerca di farli. Se non riesci a farli, porta in terapia il fatto che non sei riuscito a farli. E' piuttosto tipico: se il terapeuta ti ha assegnato un lavoro è perché evidentemente ti serve ad affrontare temi complicati per te, quindi si aspetta che tu possa incontrare difficoltà. A volte, analizzare proprio queste specifiche difficoltà è la chiave per capire e andare più a fondo; il terapeuta ti darà delle indicazioni su come aggirare l’ostacolo o ti farà riflettere e mettere a fuoco le ragioni per cui non sei riuscito oppure ti può proporre di farlo insieme a lui. E' parte integrante del lavoro terapeutico.

  5. Sii in terapia tutta la settimana, non solo in quei 50 minuti: molti pazienti investono davvero sulla terapia solo durante la seduta, e per il resto della settimana smettono di essere "pazienti". In realtà la terapia non è magica, non può funzionare se tu ti attivi solo 50 minuti a settimana per risolvere i tuoi problemi. In terapia dovresti avere l'obiettivo di diventare, gradualmente e metaforicamente, il terapeuta di te stesso: dovresti quindi usare la seduta per apprendere un metodo di riflessione e ragionamento su te stesso, una sorta di imprinting che non ti servirà a nulla se non lo estendi agli altri ambiti della tua vita.

  6. Scrivi un diario di terapia: durante le sedute ti può capitare di avere delle intuizioni, di mettere a fuoco dei punti essenziali che ti fanno cogliere il senso di tutto, o almeno che ti danno una sensazione di comprensione e di coerenza. Possono essere consapevolezze riguardo una relazione che stai vivendo, schemi comportamentali disfunzionali che tendi a mettere in atto e ti danneggiano, intuizioni su alcuni eventi passati, nuove chiavi di lettura ecc. Ecco, la nostra mente è molto abile nel rimuovere questo genere di intuizioni perché ha dei meccanismi di protezione a difesa dei vecchi (rassicuranti e dolorosi) schemi di funzionamento, per questo il cambiamento è difficile da ottenere e soprattutto da mantenere. Tenere un diario del lavoro che fai in terapia può aiutarti a tenere traccia dei progressi ottenuti e a consultarli quando la tua mente ti rema contro e hai bisogno di ricordarti i punti fermi che con fatica hai messo a fuoco.

  7. Porta in terapia materiale personale: foto, canzoni, note sul telefono, film. Tutto ciò che parla di te è materiale prezioso. Se ti capita di vedere un film che ti fa risuonare qualcosa, può essere utile parlarne col terapeuta per indagare insieme i significati di queste emozioni. Qual era la tua fiaba preferita quando eri piccolo? Qual è la foto di te da piccolo che rende l'idea dell'infanzia che hai avuto? Anche i sogni molto spesso parlano di te e di cosa stai provando in un certo momento di vita.

  8. Porta i tuoi feedback: "dopo l’ultima seduta mi sono sentito particolarmente turbato"; "parlare di questo argomento mi mette a disagio"; "oggi prima di venire in terapia ho pensato che non volevo venire"; "questo modo di vedere le cose effettivamente mi aiuta". Qualsiasi tipo di feedback sul percorso terapeutico può essere importante sia per te sia per l'alleanza terapeutica. Dovresti sentirti libero di condividere con il tuo terapeuta il tuo punto di vista su ciò che state facendo, compresi dubbi, paure, resistenze e perplessità. 

  9. Se ti viene da piangere, piangi: puoi mostrarti vulnerabile e nessuno si scompenserà. Nessuno ti giudicherà. Smettila di scusarti.

  10. Cerca di non idealizzare il terapeuta: non è lì per darti consigli, però può apparirti come una persona più saggia di te, più preparata ad affrontare i turbamenti della vita o addirittura esente da turbamenti. Non è così. È un essere umano pieno di difetti e vulnerabile quanto te, solo che ha gli strumenti per aiutarti a gestire  le tue emozioni. Non solo perché è il suo lavoro, ma anche perché probabilmente ha già dovuto lavorare in prima persona sui suoi problemi. 

  11. Se vuoi interrompere la psicoterapia, parlane prima con il tuo terapeuta: iniziare o interrompere la terapia è una decisione personale, legata a svariati fattori, ed è un tuo diritto scegliere di sospendere le sedute quando vuoi. Tuttavia è una buona idea discutere l’argomento con il terapeuta, perché spesso questa decisione viene presa impulsivamente, o sulla base di resistenze interne (di cui magari non sei consapevole o che sottovaluti) che è importante mettere a fuoco. Affrontare alcuni argomenti può essere faticoso o spaventoso, quindi può capitare di non averne così tanta voglia e sabotare il percorso. Molte persone inoltre quando iniziano a stare meglio pensano di poter interrompere, ma spesso questa urgenza nasce da una sostanziale paura di guarire. Essere sani può essere terrificante. A volte eliminiamo dalla nostra vita ciò che può aiutarci a stare meglio perché guarire implica sforzo e responsabilità. Parlandone con il tuo terapeuta ti permette di capire meglio se ci sono motivazioni inconsce alla base della tua decisione di lasciare la terapia. In ogni caso, anche se hai ponderato bene la decisione, è sempre opportuno svolgere un ultimo incontro per chiudere il cerchio, salutarsi e definire le modalità di contatto per un'eventuale ripresa in futuro.

  12. Segnati le cose di cui vuoi parlare in seduta: in una settimana accadono tante cose, abbiamo una vita frenetica, ed è difficile tenere il filo di ciò che ci capita dentro e fuori. Per questo è importante pianificare e selezionare quali temi è prioritario per te affrontare nella seduta settimanale. Molti pazienti cercano di improvvisare e a volte questo è sintomo di sicurezza e spontaneità nella relazione terapeutica. Purtroppo in alcuni casi così facendo si perdono di vista gli episodi prioritari di cui si voleva parlare inizialmente, quelli di cui c’era davvero bisogno di parlare. Oppure tipicamente tornano in mente gli ultimi cinque minuti della seduta: "ah ma io volevo parlare di...". E' bene durante la settimana appuntarsi gli episodi che accadono, specialmente se richiesto dal terapeuta, con attenzione particolare su alcune alcune tipologie specifiche di episodi, portarli in seduta e decidere col terapeuta da dove cominciare. Questo è utile non solo per impostare la seduta e ottimizzare l’ora di terapia, ma anche per fare ordine nella tua testa e accrescere la tua consapevolezza per quanto riguarda le oscillazioni emotive che vivi durante la settimana.

  13. Proteggi il tuo spazio terapeutico: capita spesso che le persone care si intromettano nel percorso terapeutico dando il loro parere, i loro consigli, a volte sminuendo la tua scelta di avvalerti di un supporto professionale: questo può essere un ostacolo al percorso terapeutico, perciò è di primaria importanza che tu metta dei sani confini, che proteggano la decisione coraggiosa che hai preso nel momento in cui hai deciso di lavorare su te stesso. Molti pazienti hanno familiari che li bombardano con frasi del tipo: “io non credo nella psicologia“, “forse dovresti farti aiutare meglio“, "che vai a fare? sono soldi buttati", "forse dovresti parlarne col tuo psicologo", "pensa te, vai pure dallo psicologo e stai messo così male!". Altri si mettono in competizione con il tuo terapeuta perché sono gelosi che esista un altra persona che ti capisce. Queste sono frasi ricorrenti che possono ferire ma devi aspettartelo. Alcune persone possono sentirsi intimidite o minacciate dai tuoi cambiamenti, o hanno paura dell'immagine di loro che puoi dare al terapeuta, di cui temono il giudizio. Cerca di non farti influenzare: è compito tuo proteggere lo spazio terapeutico da questi attacchi.



Conclusioni

Nonostante il titolo volutamente provocatorio dell'articolo, esistono tanti modi di vivere il percorso terapeutico, tutti ugualmente validi e legittimi. La terapia è un investimento su te stesso e sul tuo benessere, ma può essere difficile e a volte richiedere molto tempo. Fare attenzione ai punti che abbiamo visto significa credere davvero nel percorso che stai affrontando e impegnarti al massimo per raggiungere i cambiamenti che desideri.


Dott.ssa Serena Tomassetti

 
 
 

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