top of page

Paura di sentire

Aggiornamento: 24 mar 2019

Immagina di essere alla guida di un aereo. Sei l’unico pilota. Di fronte ai tuoi occhi decine di schermi, pulsanti luminosi, radar e contatori che permettono di monitorare, rispettivamente, il livello del carburante, la rotta, la velocità, la presenza di anomalie nel funzionamento del motore, le condizioni atmosferiche e altri indici di vitale importanza. C’è un inconveniente: non sai assolutamente decifrare gli allarmi e i codici emessi dagli strumenti di bordo. Credi che riusciresti comunque ad arrivare a destinazione, o quantomeno ad evitare lo schianto?


I segnali del corpo sono i nostri strumenti di bordo

Pilotare senza prestare attenzione agli strumenti di bordo equivale ad andare alla cieca, ed è quello che capita a molti di noi nella gestione delle emozioni.

Gli strumenti di bordo sono le sensazioni fisiche che segnalano la presenza di un’emozione dolorosa o difficile da gestire. Quante volte ti è capitato di ignorare alcuni segnali del tuo corpo a cui non riuscivi a dare un significato? Tachicardia, difficoltà respiratorie, tensione muscolare, percezione di un peso a livello del petto o di un groviglio nello stomaco. Il nostro organismo conosce molteplici strategie per avvertirci di una minaccia, reale o percepita. Cosa avviene quando non riusciamo ad applicare un’etichetta emotiva alle sensazioni che sovvengono alla nostra attenzione?

Molte volte siamo noi stessi a non prestare attenzione agli “strumenti di bordo” per il timore di stare a contatto con vissuti emotivi, o pensieri che preferiamo ignorare. In questo modo otteniamo l’illusione di avere un controllo continuo sulla nostra vita, ma in realtà si tratta di un auto-inganno potenzialmente dannoso: sentire le emozioni è indispensabile per gestire in anticipo le situazioni che ci spaventano e arrivare preparati.

Perché le persone dovrebbero scegliere di “non sentire”?

Per molti di noi provare emozioni intense come tristezza o ansia può significare essere deboli: tale sentimento di vulnerabilità può generare vissuti di paura o di vergogna. Per evitare di sentirsi deboli le persone possono avere la tendenza a banalizzare e minimizzare le emozioni, e attribuirle a qualche evento accidentale. Sono ricorrenti frasi come “il passato è passato, inutile rivangare”, “non ha importanza”, “ormai sono abituato”, per togliere rilevanza e intensità a stati emotivi problematici. Il pensiero razionale si oppone dunque alle emozioni, le quali vengono relegate al mondo del sentimentalismo e della debolezza.


Nascondere le emozioni come strategia per sentirsi e mostrarsi meno vulnerabili

La paura di sentire determina una perdita di contatto con il proprio sé e può degradare i rapporti umani significativi perché tendono a creare distanza tra sé e l’altro. Inoltre, il continuo tentativo di non vedere le proprie emozioni comporta un ingente sforzo che può avere conseguenze negative sulla salute.

Esistono diverse strategie per non sentire:

Razionalizzare

Affrontare i problemi facendo esclusivo ricorso alla razionalità comporta un progressivo distacco dalle emozioni e dalle sensazioni fisiche. La razionalità dovrebbe tuttavia essere un mezzo, e non un fine. La strategia della razionalizzazione offre un’illusione di controllo sulle proprie oscillazioni emotive. In realtà l’unica forma di controllo possibile è stare in contatto con tali vissuti per poterli elaborare e integrare con le altre rappresentazioni del sé.

Trattenere


Spesso ci si trattiene perché ci si sente così sovraccarichi interiormente che, quando ci si lascia andare, si rischia di eccedere in vere e proprie esplosioni emotive. Tali esplosioni espongono al rischio di un giudizio negativo o di un rifiuto da parte degli altri.


Il sovraccarico emotivo può innescare esplosioni di rabbia

L’emozione può svolgere la sua specifica funzione solo se viene lasciata “scorrere” e viene accolta con pienezza. In questo modo non solo si riesce a utilizzare l’emozione come fonte di informazione su ciò che ci sta capitando, ma aumentiamo le probabilità di ottenere, attraverso la relazione, l’affetto e la condivisione necessarie per lenire le proprie emozioni dolorose.

Disconnettersi


Nel riferire episodi emotivi, alcune persone tendono ad utilizzare parole vuote, disincarnate, fatte di interpretazioni e valutazioni. Non riescono a cogliere la differenza tra emozione e pensiero e tra emozione e sensazione. In questi casi si riescono ad avvertire le attivazioni emotive solo se molto intense e, anche in questo caso, le emozioni possono essere descritte solo nella loro componente somatica. E’ il caso dei disturbi psicosomatici. Per la maggior parte del tempo si è letteralmente “disconnessi” dalle emozioni e, in alcuni casi, tale disconnessione può riguardare anche il corpo in generale: è possibile arrivare a percepire il corpo come anonimo e sterile, tanto da non sentire nulla o irrigidirsi in caso di contatto fisico (abbracci, carezze…).

Quali rischi si corrono nel “non sentire”?


Il torpore emotivo derivante dalle strategie per non sentire offre un senso di controllo illusorio, di stabilità ingannevole, che purtroppo vengono meno quando la persona non riesce a utilizzare le proprie emozioni come bussola per orientare il comportamento e le decisioni.

Inoltre l’immersione in uno stato ovattato in cui si percepisce meno riduce la possibilità di essere feriti dall’esterno, ma anche la possibilità di ricevere dall’esterno piacere e benessere.

Un altro rischio che si corre quando si fatica a decifrare gli indicatori di bordo del nostro aereo è di introdurre sostanze di cui il motore non ha bisogno. E’ quello che accade con l’abuso di sostanze o con il cibo, ampiamente utilizzato nella nostra società come modulatore delle emozioni o anestetico emozionale.



Il ricorso al cibo come salvagente emotivo

E’ il caso dell’emotional eating o dei disturbi dell’alimentazione.

Il motore è surriscaldato e noi aggiungiamo carburante. Ogni volta che cerchiamo di soddisfare un bisogno con altro non necessario non stiamo guardando adeguatamente gli strumenti del nostro aereo, e questo può essere dannoso.


Alfabetizzazione emotiva: l’abc del sentire

L’esperienza è costituita da pensieri, emozioni e sensazioni fisiche. L’attivazione emotiva aiuta dunque a costruire un legame tra pensieri attivanti e sensazioni somatiche. Senza l’etichetta emotiva di ansia, ad esempio, non abbiamo strumenti per attribuire l’accelerazione cardiaca al pensiero dell’imminente colloquio di lavoro; potremmo cercare altre interpretazioni, come una disfunzione cardiaca o altro. La somatizzazione nasce infatti da messaggi veicolati dal corpo, senza che la mente dia loro un significato adeguato.

La psicoterapia permette di apprendere nuove modalità per cucire insieme pensieri, emozioni e sensazioni fisiche, al fine di restituire unitarietà e coerenza al sé. Mettendo a fuoco le oscillazioni emotive e i corrispettivi psicofisiologici, la terapia allena nell’individuo la capacità di stare in contatto con ciò che più teme ma che, allo stesso tempo, definisce la sua natura.



Dott.ssa Serena Tomassetti



Bibliografia

- M. Giannantonio, Paura di sentire. 2012. Erickson Editore. - M. Di Pietro, L’ABC delle mie emozioni. Programma di alfabetizzazione socio-affettiva secondo il metodo REBT. 2014. Erickson Editore

 
 
 

Comments


SEDE

Via Ottorino Lazzarini, 5 Roma

ORARI

Lunedì - Vener

8am - 20pm

​​

© 2020 Dott.ssa Serena Tomassetti 

bottom of page