Come gestire i capricci dei bambini
- Dott.ssa SerenaTomassetti
- 25 gen 2020
- Tempo di lettura: 6 min
Nell’articolo precedente abbiamo visto delle semplici strategie che aiutano a prevenire le battaglie quotidiane con i nostri figli. Ma cosa fare quando vi trovate coinvolti in una crisi di pianto, una scenata, uno scatto d’ira? La disciplina positiva, come approfondito in precendenza, non ha nulla a che vedere con il concetto di permissività, con il lasciar fare ai bambini tutto ciò che vogliono. Consiste invece nel porre gentilmente dei limiti sani e coerenti e nell’insegnare al bambino a rientrare in tali confini.
Perciò cosa fare se vostro figlio ha una crisi di pianto improvviso mentre siete al supermercato? Come fate a gestire vostro figlio minore che, in un attacco di rabbia, distrugge la torre lego del fratello più grande? Possono esserci molti capricci, ad esempio, al momento di andare a letto o quando bisogna uscire di casa, o quando bisogna mettere via l’i-Pad o spegnere la TV. Come genitori, si affrontano episodi di questo tipo quotidianamente, ma ci sono strategie utili nel gestire la rabbia e la frustrazione dei bambini, in modo che i genitori stessi riescano ad uscirne sani e salvi.
Molti approcci consigliano l’utilizzo del Time-Out, che consiste nel sospendere ogni forma di attenzione, gratificazione o soddisfazione, allontanando il bambino dalla situazione in cui si verifica il comportamento indesiderato. Collocando il bambino in un luogo tranquillo, privo di qualsiasi stimolo, entro pochi secondi da quando si è verificato il comportamento, vengono rimosse tutte le possibilità di rinforzo o di stimolazione.

In alcuni casi, la tecnica del Time-Out può funzionare, tuttavia la disciplina positiva ne sconsiglia l’utilizzo per diversi motivi: in primo luogo il Time-Out ha un carattere punitivo, perciò può facilmente incrementare il livello di attivazione emotiva del bambino, prolungando così la crisi; in secondo luogo, tramite l’applicazione del Time-Out il bambino non impara molto su ciò che è avvenuto. Mentre è in time-out, infatti, non riflette su ciò che lo ha portati alla punizione, perché è troppo arrabbiato e si sente punito ingiustamente poiché “non era colpa mia!”. E’ molto più probabile, dunque, che trascorra il tempo del Time-Out a escogitare vendette machiavelliche o a inventare modi sofisticati per non farsi beccare la volta successiva.
In caso di crisi emotiva del bambino, ciò che la disciplina positiva raccomanda, invece del Time-Out, è di applicare un Time-In. Tale strategia consiste nell’abbassarsi al livello del bambino, mantenere con lui il contatto visivo, offrire un abbraccio se ne ha bisogno per acquietare l’emozione negativa di cui sta facendo esperienza in quel momento. Se continua a piangere, restate con lui, abbracciatelo e rassicuratelo, ricordategli che gli volete bene anche se a volte gli capita di avere questi sentimenti spiacevoli e ditegli che passeranno.

Se rifiuta l’abbraccio e non vuole essere toccato in quel momento, restate vicini a lui e ditegli che siete lì per un abbraccio quando lui sarà pronto. Ignorare le crisi emotive non ha alcuna efficacia nel risolvere la situazione. E’ importante che il genitore rimanga vicino al bambino, aspettando che la crisi passi. Le emozioni, anche quelle spiacevoli, hanno l’andamento di un’onda: arrivano, si innalzano e poi gradualmente se ne vanno. Il concetto è quello della “connessione prima della correzione”: non potete correggere il comportamento indesiderato né insegnare un comportamento adeguato, finché il bambino non si è calmato, perché in quel momento il sovraccarico emotivo gli impedisce di recepire qualsiasi spiegazione logica, rimprovero o suggerimento nel modo adeguato. Perciò siate lì per lui, affettivamente presenti, accogliete la sua emozione: anche se sembra un’eternità, la crisi si risolverà in pochi minuti. Quando il bambino inizia a sentirsi meglio, allora avete la possibilità di ripercorrere insieme ciò che è successo e renderla un’occasione di crescita e apprendimento per lui. Ad esempio, gli si può offrire la possibilità di riparare a un danno commesso, o di fare ammenda chiedendo scusa, o di pagare delle conseguenze naturali per il comportamento messo in atto. Il vostro obiettivo è insegnargli a trovare da solo delle soluzioni, a fare ciò che è giusto. Ovviamente, più il bambino è piccolo, più avrà bisogno di aiuto per trovare delle soluzioni. Potreste offrirgli delle opzioni in modo che scelga cosa fare: ad esempio, potreste dirgli “Forse potremmo aiutare tuo fratello a ricostruire la torre, che ne dici?”; se durante la crisi ha ferito un altro bambino, potreste suggerirgli di prendere del ghiaccio per lui e di verificare che stia bene. In questo modo, gli insegnerete come comportarsi nel caso in cui la stessa situazione si ripeta in futuro.
Alcuni genitori potrebbero chiedersi “Ma rimanendo vicino a lui non sto rinforzando/premiando il comportamento disfunzionale?”. In realtà no, ciò che state facendo è ristabilire una connessione con vostro figlio, vi state assicurando di mantenere intatta la vostra relazione.

Molte ricerche dimostrano che i bambini a cui sono state insegnate le abilità sociali dai propri genitori tendono a sviluppare prima le abilità di regolazione emotiva. Perciò ristabilendo quella connessione, state insegnando al bambino come gestire adeguatamente le emozioni e presto non avrete più bisogno di farlo, perché sarà in grado di recuperare da solo l’autocontrollo.
Probabilmente la parte più difficile da eseguire in questa sequenza è quella di mantenere la calma voi stessi. Di solito, quando assistiamo a una crisi di pianto o di rabbia, la prima reazione è quella di entrare noi stessi in crisi: se siamo in pubblico possiamo sentirci in imbarazzo perché tutti ci stanno guardando, se siamo in casa e abbiamo fretta di uscire possiamo sentirci enormemente frustrati e arrabbiati. La questione ci sembra un’emergenza da risolvere al più presto e questo contribuisce a gettare benzina sul fuoco. Se ci pensate, un capriccio per quanto intenso non è un’emergenza. Potete ricordare a voi stessi che, onestamente, non c’è nessuna urgenza e che potete gestire la situazione: in questo modo sarà più facile mantenere la calma e aiutare il bambino a uscire dalla crisi.
Dovreste riuscire a riconoscere il momento in cui la vostra rabbia sta per superare il limite, e darvi uno STOP prima di perdere la pazienza. Se necessario potete allontanarvi dalla situazione per qualche minuto per riuscire a recuperare la calma, ad esempio andando in bagno, bevendo un bicchiere d’acqua o facendo dei respiri profondi. Qualsiasi cosa facciate per gestire la situazione finché non avrete recuperato la calma avrà solo l’effetto di peggiorare la crisi in atto. Potete ripetervi mentalmente delle frasi rassicuranti, come “E’ solo un bambino”, “Posso gestirla”, “Anche questo momento passerà”.

Naturalmente, nel caso del capriccio al supermercato, la situazione richiederà da parte vostra maggiore autocontrollo, ma di base la strategia è la stessa. L’unica differenza è che in questo tipo di casi potreste aver bisogno di lasciare il supermercato (o il luogo pubblico in cui vi trovate) con il vostro bambino e andare in auto, per permettere alla crisi emotiva di fare il suo corso, evitando che altre persone stiano lì a fissarvi, se questo vi dà fastidio. Una volta che il bambino si sarà calmato, potrete scendere dall’auto e tornare nel negozio.
Se il bambino ha appreso a mettere in atto comportamenti potenzialmente pericolosi per sé o per gli altri, come lanciare oggetti, mordere o picchiare altri bambini, colpirsi ecc., la strategia da applicare è praticamente la stessa. Tuttavia è bene bloccarlo fisicamente per evitare che si ferisca o ferisca altre persone o danneggi oggetti. Così ad esempio se vostro figlio si arrabbia e colpisce il fratello, dovrete fermare fisicamente la sua mano e dire “Mi dispiace, ma non posso permetterti di dare pugni a tuo fratello, i pugni fanno male”. Assicuratevi che l’altro stia bene, in questo modo insegnate a vostro figlio cosa è giusto fare quando facciamo male a qualcuno. Dopodiché ristabilite la connessione con il bambino che ha dato i pugni e cercate di creare un momento di calma per insegnargli perché è sbagliato colpire gli altri.
Un’altra strategia a cui fare ricorso, è quella di ricorrere alla distrazione e all’umorismo. I bambini piccoli sono molto facili da distrarre, perciò per piccole crisi può essere sufficiente distogliere la loro attenzione dal problema, attirandola su qualcosa di interessante e meraviglioso. L’umorismo può essere un’arma vincente, perché se riuscite a trasformare i capricci in risate, ricorrendo a facce buffe, solletico, canzoni e balletti, il bambino abbasserà il livello di attivazione in minor tempo, con molto stress in meno per voi.
In conclusione, c’è un’ultima cosa importante da sottolineare. Nessuno di noi è perfetto. Essendo umani, tutti commettiamo errori: possiamo avere dei momenti di fragilità o di stanchezza in cui facciamo più fatica a gestire in modo ottimale i capricci dei nostri bambini, e non riusciamo a reagire come vorremmo alle loro sollecitazioni. La cosa migliore che possiamo fare quando ci capita di sbagliare con il nostro bambino, è di andare da lui e chiedergli scusa. Questo non solo farà sentire meglio voi, ma sarete anche da esempio per lui. Il bambino vedrà come gestite gli errori e come cercate di riparare, e questo sarà una preziosa occasione per apprendere a farlo.
Essere genitori è un lungo viaggio, farete molti errori perché nessuno vi ha insegnato a crescere un bambino, ma lo imparerete lungo il percorso. I bambini non hanno bisogno di genitori perfetti, ma di genitori che fanno del loro meglio.
Dott.ssa Serena Tomassetti
Per approfondimenti
- Markham L. (2012), Peaceful parents, happy kids, How to stop yelling and start connecting, Tarcherperigree, London. - Pantley E. (2017), Manuale anti capricci, Centro Studi Erickson, Trento.
- Nelsen J. (2019), La disciplina positiva. Crescere bambini responsabili, indipendenti e collaborativi, in famiglia e a scuola, con rispetto, fermezza e gentilezza. Il Leone Verde Edizioni, Torino.
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