Bambini difficili o...super-bambini?
- Dott.ssa SerenaTomassetti
- 7 set 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Come molti genitori sanno bene, ogni bambino è differente dall’altro ed è, a suo modo, unico. Alcuni bambini mostrano fin dai primi mesi di vita un temperamento facile, mentre altri vengono definiti bambini difficili. Con il termine temperamento si intende un insieme di tendenze innate dell'individuo a reagire agli stimoli ambientali con determinate modalità anziché altre (1). Queste tendenze riguardano, ad esempio, l’intensità della risposta emotiva a uno stimolo, il livello di attività motoria, la sensibilità agli stimoli, le capacità attentive e l’umore. I bambini con temperamento difficile tendono a piangere più degli altri, sono difficili da consolare, possono far fatica ad adattarsi ai cambiamenti e alle situazioni stressanti.

Ma quali fattori fanno sì che un bambino abbia un temperamento difficile? Un ruolo centrale è svolto da una predisposizione biologica del sistema nervoso centrale, che è più sensibile agli stimoli esterni provenienti dall’ambiente. Tale ipersensibilità agli input può aumentare il pianto e l’irritabilità del bambino.
Gestire il temperamento di questi bambini può essere molto stressante per i genitori, che spesso riferiscono di sentirsi sopraffatti da emozioni spiacevoli quali ad esempio la rabbia, il senso di impotenza o inadeguatezza. Ad aumentare il carico di stress genitoriale, c’è anche la stanchezza derivante da molte notti insonni, perché i bambini dal temperamento difficile possono presentare problematiche di addormentamento.

Tuttavia la ricerca scientifica mostra che la stessa sensibilità che rende questi bambini difficili da gestire da piccoli, può determinare lo sviluppo, nell’età adulta, di sofisticate capacità accademiche, emotive e socio-relazionali. Tale evoluzione è possibile se durante l’infanzia ricevono accurate cure parentali. Proprio lo stile genitoriale sembra essere cruciale nella traiettoria evolutiva dei bambini difficili, perché essi sono più suscettibili degli altri agli effetti delle cure parentali che ricevono (2 e 3). Se vengono accuditi e gestiti con uno stile di parenting sensibile, affettuoso, empatico, improntato all’autonomia, al riconoscimento dei bisogni individuali e all’espressione adeguata delle emozioni, questi bambini tanto difficili nell’infanzia in realtà hanno un vantaggio sugli altri bambini.

Da una ricerca americana (4) su oltre 1300 bambini seguiti dalla nascita alla prima elementare, alcuni bambini sono stati identificati a sei mesi come “bambini difficili”: essi mostravano maggiore reattività agli stimoli, manifestazioni emotive più intense, difficoltà di adattamento ai cambiamenti. E’ emerso che, in base allo stile genitoriale le traiettorie evolutive assumevano caratteristiche diverse. In particolare, se le madri presentavano uno stile poco sensibile, ostile, intrusivo o affettivamente freddo, i bambini difficili diventavano in prima elementare quelli con maggiori problemi comportamentali. Ma le se madri avevano uno stile genitoriale più caldo ed empatico, i bambini difficili diventavano quelli che le insegnanti definivano i più bravi nel collaborare, i più assertivi, controllati e con le maggiori competenze accademiche. Effettivamente, mostravano un miglior adattamento rispetto ai bambini che nella prima infanzia erano stati bambini dal temperamento facile. Inoltre tali risultati si mantenevano nel tempo: i bambini che da piccoli presentavano un temperamento difficile e erano stati esposti a uno stile di parenting efficace, anche all’età di 11 anni conservavano il loro primato sugli altri bambini per quanto riguarda le abilità sociali e il successo scolastico.
Perciò i genitori che si trovano a dover crescere ed educare bambini dal temperamento difficile dovranno affrontare più lavoro e sopravvivere a più notti insonni, ma questa fatica può dare grandi risultati: con uno stile parentale accogliente, sensibile ed empatico possono crescere bambini con maggiori probabilità di successo, capaci di adattarsi in modo efficace alle richieste dell’ambiente e di spiccare per qualità sociali, relazionali e accademiche.
Dott.ssa Serena Tomassetti
Bibliografia
1. Shiner R.L., Buss K.A., McClowry S.G., Putnam S.P., Saudino K.J. e Zentner M. (2012), What is temperament now? Assessing progress in temperament research on the twenty-fifth anniversary of Goldsmith et al. «Child Development Perspectives», vol. 6(4), pp. 436-444.
2. Pluess M. e Belsky J. (2010), Children’s differential susceptibility to effects of parenting, «Family Science», vol. 1(1), pp. 14-25.
3. Pluess M. e Belsky J. (2010), Differential susceptibility to parenting and quality child care. «Developmental Psychology», vol. 46(2), pp. 379-390.
4. Stright A.D., Gallagher K.C. e Kelley K. (2008), Infant Temperament Moderates Relations Between Maternal Parenting in Early Childhood and Children’s Adjustment in First Grade, «Child Development», vol. 79(1), pp. 186-200.
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