5 luoghi comuni sulla Mindfulness
- Dott.ssa SerenaTomassetti
- 22 giu 2020
- Tempo di lettura: 5 min

La parola “mindfulness” può essere tradotta letteralmente con “consapevolezza”, ma il suo significato profondo è molto più articolato. La Mindfulness è innanzitutto un’esperienza, un modo di vivere la realtà prestando attenzione al momento presente, con un atteggiamento curioso e non giudicante. Essa consiste in una serie di abilità mentali volte a modificare la nostra relazione con ciò che avviene nel nostro mondo interiore (pensieri, immagini, ricordi, sensazioni fisiche, emozioni, ecc.). Tali abilità sono molto diverse dalle strategie solitamente adottate nell’ambito della cultura occidentale per la risoluzione dei problemi e per la gestione delle emozioni. Il punto di partenza è il presupposto di un unione mente/corpo che non siamo molto abituati a vivere, almeno non fino in fondo.
In tempi relativamente recenti, a partire dal lavoro di Jon Kabat-Zinn, biologo e professore della School of Medicine dell’Università del Massachussets, le pratiche di Mindfulness sono state introdotte nei protocolli di trattamento del disagio psicologico, sulla base di una grande quantità di ricerche scientifiche che ne dimostrano l’efficacia nel miglioramento del benessere psicofisico in diverse popolazioni cliniche.
Con l’aumento della popolarità degli approcci terapeutici basati sulla Mindfulness, tuttavia, si sono diffusi diversi luoghi comuni rispetto a cosa la Mindfulness sia realmente. Cerchiamo di sfatare insieme i 5 miti più diffusi sulla Mindfulness:
MITO N.1
LA MINDFULNESS È SOLO MEDITAZIONE
Le pratiche di meditazione sono un sottotipo di abilità attraverso le quali possiamo imparare ad essere più mindful: gli esercizi di body scan o quelli basati sul respiro sono i più conosciuti e praticati, ma in realtà esistono miliardi di modi diversi per fare Mindfulness. Come puoi leggere in questo articolo, è possibile fare esperienza mindful durante ogni momento della vita quotidiana: mentre ascoltiamo la musica, mentre laviamo i piatti o sotto la doccia.

La Mindfulness riguarda la consapevolezza e l’attenzione al momento presente, perciò per definizione è un modo di fare esperienza di ogni aspetto della realtà.
MITO N.2
LA MINDFULNESS È UNA PRATICA BUDDISTA
Se pensi alla meditazione, probabilmente nella tua mente affioreranno immagini di monaci tibetani o asceti seduti in cima a una montagna, lontani da ogni forma di civiltà. Le pratiche di meditazione utilizzate nella Mindfulness sono quelle della meditazione Vipassana, di tradizione buddista. Tuttavia esistono testimonianze della presenza di pratiche di Mindfulness nelle tradizioni di tutte le religioni, da migliaia di anni, dal Cristianesimo all’Islam, dall’Ebraismo al Taoismo e all’Induismo. La Mindfulness di per sé non è affatto una pratica religiosa, ma un insieme di abilità mentali. Quando viene utilizzata in ambito clinico, non ci sono riferimenti alla filosofia buddhista, ma ci si focalizza sullo stato mentale, sulle sensazioni corporee, sui pensieri e sulle emozioni che eventualmente affiorano durante gli esercizi.
MITO N.3
LA MINDULNESS È UNA TECNICA DI RILASSAMENTO
Le prime volte in cui si prova a fare pratica di Mindfulness, è possibile che qualcuno percepisca uno stato di rilassamento, mentre altri notano tensione o agitazione, altri ancora dei pensieri intrusivi, o una profonda concentrazione. Le reazioni dipendono da disposizioni individuali, dal contesto, dal momento di vita e da molti altri fattori. Se praticando Mindfulness noti una sensazione di rilassamento, ben venga!

Ma non è questo il suo scopo principale. La Mindfulness infatti offre un’opportunità molto più grande, quella di conoscere te stesso e di raggiungere un’accettazione profonda (si potrebbe dire “radicale”) e consapevole di qualunque cosa accada, lavorando sui tuoi stati mentali. Puoi essere mindful anche mentre ti trovi in una situazione di grande conflitto, o sei alle prese con ansia, rabbia o tristezza. Puoi sempre essere ancorato al momento presente, accettando ciò che provi, vivendo nel qui e ora, anche se non sei per nulla rilassato.
MITO N.4
LA MINDFULNESS INSEGNA A CONTROLLARE I PROPRI PENSIERI
I pensieri sono fenomeni mentali che avvengono indipendentemente dalla nostra volontà. Questo vuol dire che non abbiamo il potere di controllarli. Ti sarà capitato di avere dei pensieri dolorosi, o ansiogeni, e di provare con tutte le tue forze a cacciarli via. Com’è andata? Ci sei riuscito? Probabilmente per un po’ ha funzionato, specialmente se hai usato la distrazione come arma, ma scommetto che alla fine i pensieri che cercavi di evitare sono tornati alla carica, più forti di prima. Non è colpa tua, è così che funziona la mente. Non possiamo semplicemente ordinarle di “non pensare" a qualcosa. La pratica della Mindfulness però può aiutarti a cambiare atteggiamento verso i tuoi pensieri, a considerarli dei contenuti mentali che puoi osservare senza necessariamente fare qualcosa per cambiarli, giudicarli o scacciarli. Praticando la Mindfulness apprendi a riconoscere i tuoi pensieri, a permettere loro di andare e venire, a scegliere con saggezza da quali pensieri farti guidare e quali invece lasciar andare. Perciò non ha nulla a che vedere con il controllo dei pensieri o con il “pensare positivo”.
MITO N.5
LA MINDFULNESS È UN MODO PER SCACCIARE LE EMOZIONI NEGATIVE
Se ti avvicini alla Mindfulness pensando che sia una sorta di “cura per l’anima” o un’elisir di felicità, e ti aspetti di sentirti rigenerato e riposato dopo gli esercizi, rischi di perderti il significato del concetto di consapevolezza. È vero che la Mindfulness è una modalità grazie alla quale permetti il naturale flusso delle emozioni e quindi entri maggiormente in contatto con ciò che succede all’interno del tuo corpo e della tua mente. E questo ha molti effetti positivi sul benessere psicologico. Tuttavia, siamo “programmati” per esperire tutta la gamma di emozioni, non solo quelle cosiddette positive, come la gioia: questo vuol dire che il nostro mondo interiore include anche emozioni spiacevoli. Lo scopo è permettere a tutte le emozioni di fluire attraverso di te senza che tu ne sia sopraffatto. Perciò alcune volte in cui praticherai la Mindfulness ti sentirai bene, altre volte no. Lo scopo non è cambiare come ti senti, ma aiutarti a farne esperienza consapevole e tollerare meglio anche le emozioni spiacevoli.
Una volta chiariti e sfatati alcuni dei più diffusi luoghi comuni sulla Mindfulness, rimane un interrogativo fondamentale: perché la Mindfulness funziona?
Le neuroscienze hanno tentato di dare una risposta, trovando nella plasticità neuronale l’ingrediente segreto alla base dei benefici degli approcci terapeutici basati sulla Mindfulness.

In sintesi, il cervello dei praticanti sembra avere una maggiore connettività all’interno delle aree cerebrali deputate all’autoregolazione e al mantenimento dell’attenzione; già dopo 8 settimane, e in misura proporzionale agli anni di pratica, inoltre, si nota un inspessimento di alcune regioni dei lobi frontali e una maggiore integrazione tra queste aree e il sistema limbico (il cosiddetto cervello emotivo). Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche, i dati sembrano dunque indicare che la Mindfulness favorisce il benessere psicologico attraverso il rafforzamento di specifici circuiti cerebrali e l’influenza sulle funzioni cognitive legate alla memoria, all’attenzione e ai processi decisionali.
Dott.ssa Serena Tomassetti
Per saperne di più:
Harris R. (2008). The Happiness Trap. Robinson Publishing ltd: London (UK).
Hayes, S. C., Follette, V. M., & Linehan, M. M. (Eds.). (2004). Mindfulness and acceptance: Expanding the cognitive-behavioral tradition. New York: Guilford Press.
Kabat‐Zinn, J. (2003). Mindfulness‐based interventions in context: past, present, and future. Clinical psychology: Science and practice, 10(2), 144-156.
Luders, E., Kurth, F., Mayer, E. A., Toga, A.W. , Narr, K. L., Gaser, C. (2012).The unique brain anatomy of meditation practitioners: alterations in cortical gyrification. Frontiers in human neuroscience, 6, 34.
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