12 COSE CHE DEVI SAPERE QUANDO VAI IN TERAPIA
- Dott.ssa SerenaTomassetti
- 15 giu 2020
- Tempo di lettura: 8 min

Da un po’ di tempo stai pensando di rivolgerti ad uno psicoterapeuta ma non hai idea di cosa aspettarti. Ti sei documentato in rete per capire cosa succede nella stanza di terapia, ma hai accumulato una serie di paroloni e spiegazioni complesse che ti hanno confuso ulteriormente. Oppure, sei già in terapia ma non hai ancora trovato risposta ad alcune questioni riguardanti il percorso in cui sei coinvolto. O magari la tua è semplice curiosità. In ogni caso, ci sono degli aspetti su cui vale la pena soffermarsi quando si parla di psicoterapia. Sono aspetti che, senza dubbio, il tuo terapeuta vorrebbe che tu sapessi. Partiamo dal più noto.
1. NON DEVI ESSERE MATTO O MALATO DI MENTE PER ANDARE IN TERAPIA
Questo è forse il cliché più diffuso, ma vale sempre la pena ricordare che, no, se vai in terapia non vuol dire che sei matto. Vuol dire che hai deciso di affrontare alcune questioni da tempo irrisolte che ti fanno soffrire, oppure che vuoi migliorare nella gestione di pensieri o emozioni, oppure che vuoi lavorare sulle tue relazioni interpersonali, e l’elenco potrebbe proseguire a lungo, perché in verità sono pressoché infinite le motivazioni che possono condurre una persona da uno psicologo. Molte persone avviano una psicoterapia pur non avendo nessuna diagnosi psicopatologica, ma semplicemente perché hanno a cuore la propria salute psicologica tanto quanto quella fisica. Un percorso di terapia ti può aiutare ad articolare meglio i significati personali, ad entrare in contatto con le tue emozioni, a riconoscerle senza farti travolgere, a orientare i tuoi comportamenti e le tue decisioni in base a ciò che è importante per te. In altre parole, la terapia è uno strumento che, come l’obiettivo fotografico, può aiutarti a mettere a fuoco ciò che capita fuori e dentro di te, e ti aiuta a colmare quel gap tra chi sei e chi vorresti essere.
2. LA TERAPIA E' UN LAVORO DI SQUADRA
Se le tue aspettative sono quelle di essere “curato” passivamente come quando il medico ti prescrive gli antibiotici, la tua idea di psicoterapia è molto lontana dalla realtà.
La psicoterapia è innanzi tutto “relazione”: questo vuol dire che sì, il terapeuta è lì per te e ti guida nel percorso, ma il grosso del lavoro spetta a te, in termini di impegno, dedizione e apertura al cambiamento. Non soltanto durante la seduta, ma anche e soprattutto tra una seduta e l’altra, sarà tuo compito partecipare attivamente al percorso terapeutico, provando a portare nella tua vita quotidiana le abilità apprese durante il percorso, allenandole e trovando quelle che funzionano di più per te.

Allo stesso modo, spetta a te portare in terapia gli episodi e le situazioni che durante la settimana hanno influito sul tuo umore o quelli che avresti voluto gestire diversamente. Il terapeuta non è lì per infonderti dall’alto un qualche segreto sulla felicità (magari ce l’avesse), è lì per lavorare con te su ciò che tu sei disposto a portare a galla.
3. ANCHE IL TUO TERAPEUTA E' STATO IN TERAPIA
E’ difficile aiutare gli altri se prima non si è svolto un lavoro di terapia personale. Perciò quella che ti troverai davanti è una persona che probabilmente ha avuto esperienza anche del ruolo di paziente, che ha avuto modo di lavorare sui propri nodi da sciogliere e sui propri meccanismi psicologici. Il terapeuta si trova a maneggiare, nel suo lavoro, traumi, storie di vita e situazioni di sofferenza tali da richiedere una certa stabilità emotiva per poterli reggere e per poter essere d’aiuto agli altri. Come già detto, la psicoterapia è prima di tutto relazione, ed è importante che all’altro capo della corda ci sia qualcuno con un sufficiente equilibrio e un’adeguata consapevolezza rispetto al proprio mondo interno, così da poter aiutare te senza traballare, o crollare.
4. CIO' CHE AVVIENE IN SEDUTA E' PROTETTO DAL SEGRETO PROFESSIONALE
Il terapeuta è tenuto per legge a mantenere il segreto su tutte le informazioni che ti riguardano. Il codice deontologico degli psicologi impone massima riservatezza, per proteggere la privacy di ogni paziente. Non è semplice affidarsi a un’altra persona, ma puoi contare sul fatto che ciò che deciderai di condividere con il tuo terapeuta non varcherà i confini della stanza di terapia.
5. CONFINI E AUTOSVELAMENTO DEL TERAPEUTA
La relazione terapeutica è, per definizione, una relazione asimmetrica: c’è una persona che chiede aiuto e un’altra che mette le sue competenze a disposizione del paziente. Non si tratta dunque di una relazione che avviene nel campo dell’ordinario, come quella che intercorre tra amici o conoscenti, ma nello stra-ordinario. Il focus delle sedute sarà su di te e su ciò che ti riguarda. Tuttavia, è possibile che per sentirti a tuo agio tu avverta il bisogno di saperne di più sul tuo terapeuta come persona, su chi sia al di fuori dello studio.

Hai diritto a fargli delle domande anche personali, ad esempio per sapere se a lui è mai capitato qualcosa di simile a ciò che sta succedendo a te. Ma sarà il terapeuta a valutare di volta in volta se e quanto condividere della propria esperienza. Non meravigliarti se metterà dei confini in tal senso, in genere il terapeuta può scegliere di condividere con te parti della sua esperienza solo se ritiene che il suo autosvelamento possa in qualche modo esserti utile dal punto di vista terapeutico.
6. IL LAVORO DEL TERAPEUTA PER TE DURA PIÙ DI UN’ORA A SETTIMANA
Oltre al tempo in cui il tuo terapeuta è con te in seduta, la sua attenzione è su di te anche oltre i 50 minuti settimanali in cui vi incontrate. Prima di vederti, consulterà il piano di trattamento che ha elaborato per te in modo da avere chiari lo stato degli obiettivi e la fase che state attraversando, dopo averti salutato aggiornerà la tua cartella con i progressi che hai fatto e con le prossime tappe su cui lavorare. Durante la settimana, quando starà leggendo un articolo specialistico, troverà alcuni spunti utili che ti proporrà per riflettere con te durante la prossima seduta. Quando vedrà un film, riconoscerà alcuni temi simili ai tuoi in un personaggio sullo schermo e troverà il modo per rendere questa risonanza utile per il lavoro terapeutico. Anche oltre alla durata della seduta, tu sarai nella mente del tuo terapeuta. Lui sarà lì per te per tutto il tempo in cui ne avrai bisogno.
7. LA DURATA DIPENDERÀ DALLE TUE NECESSITÀ E DAL TUO IMPEGNO
A proposito di tempistiche, uno dei timori più frequenti nei pazienti che iniziano una terapia è “Quanto durerà?”. Non c’è modo di dare una risposta univoca a questa domanda: dipenderà dalla tua situazione specifica, dalle tematiche che andranno affrontate e dai meccanismi alla base del disagio che ti ha condotto a chiedere aiuto. Anche se arrivi in terapia per un problema relativamente recente o circoscritto, a volte i temi ad esso connessi affondano le radici nel passato, nelle dinamiche familiari, in apprendimenti che risalgono alla tua infanzia: se alcuni temi ti accompagnano fin da quando eri piccolo, è improbabile che essi vengano analizzati e articolati in poche sedute. In generale, tuttavia, se hai “fretta” di stare meglio, assicurati di dare assoluta priorità e continuità al percorso di psicoterapia. È più difficile ottenere risultati soddisfacenti se salti gli appuntamenti o ti “dimentichi” di svolgere gli homework tra una seduta e l’altra.
8. IL TERAPEUTA NON È LÌ PER DARTI CONSIGLI
Molte persone chiedono: “Perché andare dallo psicologo quando si possono chiedere consigli ad amici e parenti?”. Il terapeuta è un professionista esperto del funzionamento delle persone e, come sottolineato sopra, è lì per offrirti una relazione stra-ordinaria, che va dunque oltre lo scambio conversazionale ordinario. Questo implica, ad esempio, che se tu ti confidi rispetto a un tuo problema, non sentirai mai il tuo terapeuta risponderti: “ah non me ne parlare, sapessi cosa sto passando io!”. Allo stesso modo, se gli chiedi qual è la cosa giusta da fare in una data situazione in cui ti trovi, non darà mai una risposta univoca a questa tua domanda. Il suo ruolo non è quello di dirti cosa fare, solo tu puoi saperlo. Lui può aiutarti a riflettere su ciò che è importante per te, su ciò che ti avvicina ai tuoi obiettivi e su ciò che ti allontana da essi, può aiutarti a mettere a fuoco come tu ti senti rispetto alla situazione e sul perché fai fatica a prendere una decisione in merito. Può aiutarti ad integrare tutte le informazioni, esterne e interne a te, e ad adottare una prospettiva realistica e consapevole, scevra di convinzioni irrazionali e condizionamenti.
9. ALCUNI APPROCCI POSSONO ANDARE MEGLIO PER TE
Sebbene sia stata riconosciuta un’efficacia a tutti i maggiori orientamenti di psicoterapia, la ricerca scientifica ha presentato molti dati a sostegno dell’efficacia di alcuni trattamenti d’elezione per determinate condizioni cliniche. Prima di intraprendere un percorso terapeutico, puoi informarti sull’orientamento del terapeuta che hai scelto o che ti è stato indicato, per avere delle informazioni più chiare rispetto all’approccio che utilizza e capire se fa al caso tuo. Puoi anche parlarne con il tuo terapeuta, se hai già avviato un percorso.
10. IL TUO TERAPEUTA NON TI GIUDICA
Sembra una frase fatta, ma è letteralmente il suo lavoro sospendere qualsiasi giudizio verso i pazienti. Il terapeuta sa che giudizi e valutazioni personali ostacolerebbero la costruzione dell’alleanza terapeutica, perciò è allenato ad andare oltre questo tipo di pensieri. Questo vuol dire che non devi preoccuparti di che impressione farai al terapeuta, anche perché focalizzandoti su questo rischi di mostrare solo le parti di te che ritieni socialmente “accettabili”, e questo rallenterebbe di molto il lavoro terapeutico. Allo stesso modo, non devi preoccuparti di “annoiare” il terapeuta o sforzarti di portare temi interessanti. Il terapeuta non è lì per essere intrattenuto o dare un voto agli avvenimenti della tua vita, perciò anche se tra una seduta e l’altra non è successo niente, puoi prenderti del tempo per notare ciò che sta accadendo dentro di te. Notare ciò che affiora ed eventualmente andare a fondo per approfondire i temi emersi. Può essere anche un’occasione utile per riflettere sul percorso svolto finora e sui progressi raggiunti e ridefinire insieme al tuo terapeuta i prossimi obiettivi.
11. SE TI SENTI IN IMBARAZZO, PARLANE
Se ti senti a disagio, parlane. Se non sai da dove cominciare, parlane. Se non sai se dare del tu o del lei, parlane. Se hai dei dubbi sul percorso terapeutico, parlane. Se quel giorno non hai voglia di parlare, parlane. Sul serio. Quando il terapeuta ti dice che puoi parlare di qualsiasi cosa, intende letteralmente qualsiasi cosa ti passi per la testa. Ogni emozione che provi ha un valore e un significato. Anche se è difficile, soprattutto all’inizio, cerca di forzarti a scoprire le carte. Il terapeuta è un tuo alleato e il lavoro di squadra sarà più semplice se gli mostri le tue ombre, la tua vulnerabilità.
12. IL TUO TERAPEUTA NON E' UN "ILLUMINATO"
Se sei giunto all’ultimo punto di questo elenco, bene, questo è forse il punto più importante da tenere in mente, sia che tu stia pensando di iniziare un percorso di terapia, sia che la tua sia solo curiosità, sia che tu sia un terapeuta (perché è bene non dimenticarlo mai). Il terapeuta non è una persona “risolta”, né una specie di saggio che conosce il segreto della felicità, e soprattutto non è lì per insegnarti un bel nulla. Penso di non poter trovare parole migliori di quelle usate da Russ Harris (2009):
“Molte persone arrivano in terapia credendo che il terapeuta sia una sorta di essere illuminato, che ha risolto tutti i suoi problemi e ha messo tutto a posto - ma in realtà non è così. È più come se tu stessi scalando la tua montagna là in fondo e io stessi scalando la mia montagna quaggiù. E da dove sono io, sulla mia montagna, posso vedere cose sulla tua montagna che tu non puoi vedere - come una valanga che sta per cadere, un sentiero alternativo che puoi imboccare, o che non stai utilizzando la tua piccozza in modo efficace. Ma non credere che io abbia raggiunto la cima della mia montagna e mi sia seduto a rilassarmi, a prendermela con calma. Il fatto è che io sto ancora scalando, sto ancora facendo errori e sto ancora imparando da essi. E alla fine siamo tutti uguali. Stiamo tutti scalando la nostra montagna fino al giorno in cui moriremo. Ma sai cosa c’è? C’è che tu puoi sempre migliorare nello scalare e imparare sempre più ad apprezzare il viaggio. E questo è il lavoro che faremo qui.”

Dott.ssa Serena Tomassetti
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